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Baby influencer: la Francia interviene sullo sfruttamento d’immagine

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Cosa prevede la legge francese

L’attività dei giovanissimi influencer sui social media deve sottostare alle leggi sul lavoro minorile. A stabilirlo è stato un tribunale francese che, di fatto, equipara l’utilizzo di minori per contenuti sulle piattaforme digitali allo sfruttamento infantile.

Il denaro guadagnato e le ore lavorate dai minori di 16 anni che dedicano molto tempo alla creazione e alla pubblicazione di contenuti online sono protetti dalla legge francese che prevede, ad esempio, che tutti i guadagni che i bambini realizzano vengano salvaguardati in un conto bancario a cui potranno accedere solo i diretti interessati quando avranno compiuto 16 anni di età.

Il disegno di legge “Sfruttamento dell’immagine dei bambini sulle piattaforme online”, presentato per la prima volta nel 2019, è stato approvato all’unanimità dal Parlamento francese nel 2020. Ai sensi della normativa, qualsiasi azienda che desideri impiegare minorenni nei social media dovrà anche ottenere l’autorizzazione dalle autorità locali.

Bruno Studer, il parlamentare che ha steso il testo, afferma che con questa legge la Francia diventa un Paese pioniere nel settore dei cosiddetti ‘kid influencer’, bambini capaci di generare profitto sui social media data la loro enorme popolarità.

La legge stabilisce anche un “diritto all’oblio”, che obbliga i social media e altre piattaforme Internet a rimuovere qualsiasi video o contenuto su richiesta del bambino.

Chi sono i baby influencer

I piccoli influencer sono tra i più popolari su piattaforme come YouTube, dove i loro canali possono guadagnare milioni di euro ogni mese grazie agli introiti pubblicitari.

La star di YouTube più pagata del 2019, secondo Forbes, è Ryan Kajo di otto anni, che ha guadagnato 26 milioni di dollari con i contenuti sulla piattaforma video. La terza stella più pagata è la russa Anastasia Radzinskaya che a cinque anni ha guadagnato circa 18 milioni di dollari attraverso i suoi vari canali.

Oltre alle entrate pubblicitarie, questi bambini possono ottenere partnership redditizie e accordi di sponsorizzazione con marchi di giocattoli e abbigliamento.

Tratto da Europa Today dell’11 ottobre 2020 © Tommaso Lecca