È l’ultima tendenza che coinvolge le bambine già dagli otto anni a usare prodotti per la cura della pelle destinati agli adulti. Questo fenomeno sta diventando preoccupante, ecco perché.
La chiamano cosmeticoressia: è una nuova forma di dipendenza che sta contagiando bambine e ragazzine in tutto il mondo. Preadolescenti e perfino piccole di 8 anni prendono d’assalto i negozi di cosmetici afferrando quanti più prodotti riescono a tenere in mano, strappandoli a volte alle altre clienti. Su Internet si trovano immagini di scaffali svuotati e in disordine, cosmetici rovesciati per terra: è l’effetto del passaggio dei Sephora Kids. Una tendenza che sta aumentando vertiginosamente e che desta estrema preoccupazione sia tra i dermatologi che tra gli psicologi.
Cosmetici pericolosi per pelli così giovani
Le bambine fanno acquisti in autonomia, nei negozi oppure online. A volte sono accompagnate dai genitori in questo shopping compulsivo e certamente inadatto alla loro età. I cosmetici che acquistano, infatti, molto spesso sono pensati per la pelle di donne dai 40 anni in su, e quindi totalmente inadatti alle loro faccine delicate. Ingredienti come il retinolo e acidi esfolianti aggressivi sono ritrovati anti-invecchiamento ma sulle pelli così giovani possono produrre allergie o eczema. La dermatologa pediatrica Tess McPherson, che rappresenta l’Associazione Britannica dei Dermatologi, ha dichiarato alla BBC che questi prodotti “per la pelle più giovane possono essere potenzialmente pericolosi o problematici. Per un bambino con eczema o pelle sensibile, potrebbero causare problemi significativi. E molti di essi sono molto profumati e potrebbero sviluppare allergie da contatto”. Non è un caso che gli hashtag #DermatiteAtopica o #CheratosiPilare abbiano superato i 40 milioni di visualizzazioni su TikTok.
Piccole beauty-influencer portano le vendite alle stelle
Naturalmente i social media hanno un’influenza enorme su questo fenomeno. Il format GRWM (get ready with me) è il principale modo di diffondere le routine di bellezza sulle piattaforme digitali, in particolare su TikTok. In alcuni video si vedono bambine che usano cosmetici per la pelle e ne decantano gli effetti miracolosi. Spalmare creme e sieri filmandosi è il nuovo gioco dei nativi digitali ma è un gioco assai pericoloso, sul quale gli adulti dovrebbero riflettere. E invece, su Tik Tok la famosa modella americana Kim Kardashian condivide il proprio account con la figlia di 10 anni e ha pubblicato un video in cui la bambina da sola mostrava la sua beauty routine condividendola con i 19 milioni di follower della pagina. D’altra parte, il fenomeno Sephora Kids sta spingendo le vendite di cosmetici in tutto il mondo. I dati di Statista prevedono che il mercato della cura della pelle per bambine e bambini crescerà a un tasso annuo di circa il 7,71% fino al 2028, raggiungendo un volume di mercato mondiale di quasi 360 milioni di euro.
Le campagne di comunicazione di alcune aziende mettono in guardia
Molte aziende puntano chiaramente alla fascia dei più giovani, con un marketing mirato e un packaging colorato e attraente per i preadolescenti. In particolare, Drunk Elephant è diventato così popolare che la fondatrice Tiffany Masterson ha dovuto dire sui social media “ai ragazzi e ai preadolescenti di stare lontani dai nostri prodotti più potenti che includono acidi e retinoli”. E altre grandi aziende di make-up e beauty si sono mostrate consapevoli del pericolo. In Svezia la Apotek Hjärtat, una catena di farmacie, ha vietato la vendita di creme anti età ai minori di 15 anni. Marchi come The Ordinary, Dove e Shiseido, hanno investito su progetti di comunicazione mirati. Ad esempio Dove ha realizzato una campagna social a mezzo TikTok con una testimonial d’eccezione, l’attrice Drew Barrymore e un messaggio molto diretto: «Ragazzine di appena 10 anni sono state influenzate dai contenuti riguardanti la skincare anti-age, con un impatto negativo sulla loro autostima».
Mi mostro dunque sono
L’impatto sulla psiche delle bambine, infatti, non è meno devastante di quello sulla loro pelle. «Credo che il tema Sephora kids sia molto preoccupante e sia l’ennesimo esempio di due cose: dei costi emotivi di crescere nella società della prestazione e del pericolo di affidare a bambini così piccoli i cellulari in autonomia – commenta lo psicopedagogista Stefano Rossi, tra i massimi esperti nel campo dell’educazione emotiva di bambini, adolescenti e genitori. Si esalta in modo preoccupante il principio del mi mostro dunque sono. Dietro questa rincorsa al cosmetico possiamo notare un’autostima che già nei bambini viene accoltellata: se inizialmente può sembrare un gioco, crescendo questo standard altissimo di bellezza fondamentalmente dice loro non vai bene per quello che sei. E si trasforma nel bisogno di avere i filtri di Instagram, nel bisogno del ritocchino a 18 anni da chiedere al chirurgo… E allora vorrei dire qualcosa di molto forte. Questa iper-adultizzazione di bambine così piccole deve farci riflettere perché ciò che viene strappato loro è l’innocenza, la serenità e la vera giocosità dell’infanzia. Come in certi Paesi le bambine sono imprigionate nella morsa del dover essere delle spose bambine, qui abbiamo delle bambine che in qualche modo vengono imprigionate nella morsa del dover essere delle bambine influencer, delle bambine perfette, delle bambine bellissime. Questo chiaramente non fa che preparare il terreno a tutti i disturbi legati alla corporeità e all’immagine corporea».
L’obbligo di dover essere perfetti
Qualche settimana fa Stefano Rossi ha pubblicato per Feltrinelli un nuovo libro, Se non credi in te chi lo farà?, che sembra essere scritto apposta per i Sephora Kids. «Provo a spiegare ai ragazzi e alle ragazze di oggi che nella società della prestazione la possibilità di essere performanti ed efficienti si trasforma nell’obbligo di dover essere performanti, efficienti, bellissimi, perfetti. Credo che il coraggio più importante sia quello di imparare a volersi bene. Tutti questi modelli aspirazionali altissimi non fanno altro che alimentare quello che io chiamo il bullo interiore: quella voce interna, quella lama, che oltre a tagliare l’autostima dei ragazzi li fa sentire profondamente inadeguati. E allora cosa propongo ai ragazzi? Racconto loro delle storie, storie che rappresentano modelli differenti, modelli di empatia, di coraggio, di altruismo, di autoaccettazione, di auto comprensione. Penso possano aiutare i nostri ragazzi a trasformare la voce giudicante del bullo interiore nella voce più saggia di un buon amico interiore che spieghi loro che è importante essere empatici, affettivi, rispettosi verso l’altro. Ma bisogna anche essere empatici, affettivi e rispettosi verso di sé».
Articolo di Barbara Leonardi – da Focus Scuola del 22/04/2024