Utenze

Acqua, illegittimo alzare le bollette

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Se i consumi si riducono la bolletta non può aumentare. È una regola di buon senso, oltre che una norma contrattuale, ma a Torino e provincia negli anni scorsi non è andata così. Anzi, funzionava esattamente alla rovescia, almeno sull’acqua: mentre tra il 2008 e il 2012 l’utilizzo pro capite scendeva da 198 a 185 litri al giorno, nel 2014 Smat decideva di applicare un conguaglio per recuperare i minori incassi degli anni precedenti. Non avrebbe potuto, e ora rischia di dover restituire una trentina di milioni.

Con un tempismo non propriamente fulmineo (anche perché la causa è stata depositata lo scorso anno), la settimana scorsa il giudice di pace di Torino ha deciso che «la tariffa si basa sul contratto». E che «la pretesa di far gravare sull’utente anche gli errori di un’errata pianificazione d’ambito non trova conforto» in nessuna normativa. E ha accolto il ricorso pilota promosso da un condominio, spalleggiato dal Movimento per l’acqua pubblica e assistito dall’associazione di consumatori Adoc.

TARIFFA AUMENTATA EX POST

Smat ha deciso di fare ricorso. Se perderà, la società che gestisce l’acquedotto di Torino e altri 286 comuni (su 315) della provincia dovrà restituire il balzello addebitato, circa 350 euro. Ma soprattutto rischia di andare incontro a un’ondata di contenziosi o a un’azione collettiva. «Stiamo valutando», spiega Silvia Cugini, presidente di Adoc Piemonte. «Nel 2015, a nome di 300 soggetti abbiamo inviato una diffida. Ora speriamo che Smat riconosca l’errore e lo corregga». Altrimenti non resterà che imboccare nuovamente le vie legali.

Nel 2014 è andata così: Smat ha verificato che i consumi d’acqua erano diminuiti e così i proventi delle bollette, inferiori alle previsioni. Di conseguenza, su indicazione dell’Autorità d’ambito, l’ente che gestisce le politiche idriche del territorio, ha applicato una «regolazione a posteriori della tariffa», scrive il giudice Carla Boschiggia. In sostanza, ha spalmato sulle bollette future dei torinesi i mancati introiti degli anni passati, costringendoli dunque a pagare acqua che non avevano mai consumato. Una decisione illegittima.

«Abbiamo applicato una regola», si difende Paolo Romano, all’epoca amministratore delegato e oggi presidente di Smat. «Ci imponeva di recuperare il divario tra la tariffa pianificata e quella effettivamente riscossa. Non farlo ci avrebbe esposto a un danno erariale».

ONDATA DI CONTENZIOSI

Una lettura che il Movimento per l’acqua pubblica ha sempre contestato: «Non è vero che i torinesi hanno pagato meno», contrattacca Mariangela Rosolen. «Hanno pagato la tariffa stabilita che, come vuole l’Europa, copre tutti i costi del servizio, compresi investimenti e ammortamenti». Per questa ragione, prima di rivolgersi al tribunale, comitati e Adoc hanno tentato varie strade di conciliazione: i comuni soci di Smat, il Difensore civico regionale e l’Autorità nazionale per il sistema idrico. Solo il giudice di pace ha accolto il loro ricorso. L’ha fatto basandosi su un principio: non si trattava del pagamento di consumi precedentemente fatturati ma di una regolazione a posteriori della tariffa. Una cosa illegittima. La sentenza – se confermata nei successivi gradi di giudizio – farà scuola e potrebbe originare centinaia di contenziosi del valore complessivo di una trentina di milioni.

Andrea Rossi – LA STAMPA Torino